A scacchi giochiamo tutti, chi sceglie il bianco chi sceglie il nero. Chi fa il re, chi fa il pedone. Chi s'arrocca sulla torre, chi scappa con la regina. Diciamo che ognuno ha la sua via per la vittoria. Se è sconfitta, beh, è pur sempre una vittoria, anche se mancata.
Bisogna accontentarsi, e forse proprio questo è il vero assoluto di cui tanto si parla nei testi di filosofia, nei trattati di oroscopo, e nelle liturgie dei tarocchi.
Accontentarsi di non finire aboliti dall'altrui perversa occulta oscura volontà...
E tutto pure all'incontrario...
- Io non voglio fare l'amore con te. - disse il Guardone, dondolandosi indolente sulla sua sedia di legno pregiato. - Mi accontento solo di guardarti. E per me è già abbastanza. Ma anche solo con questo mi hai ridotto ai minimi termini che non so più da che parte è girata ora la mia testa.
- Smettila di parlare latino una volta per tutte. - disse Betty, sdegnosa. - Se continui così finirai per non capirti più nemmeno tu stesso. Arrenditi all'Eros e fatti portare dove va la corrente, tanto non sei abbastanza forte da resistergli. Nessuno lo può fare, nemmeno tu che pretendi di essere solo una testa, magari con due ali d'angelo al posto delle orecchie. Alza finalmente bandiera bianca e abbandonati all'amore. Lascia stare invece l'odio, che non porta mai da nessuna parte. Forse ti sei imprigionato da te stesso in una camicia di forza che è solo la tua angusta idea di te stesso.
- Io sono fatto d'acqua. - disse il Guardone, fissandola nelle sue curve mozzafiato, e perciò stesso eccitato all'inverosimile. - Fluttuo come un quintale di gassosa nei conti di qualcun altro, so bene che io non conto nulla. Cosa vuoi che valga un professore di filosofia berlinese in un mondo che s'indebita sempre di più con la ferma intenzione di non pagare mai più nessuno all'indietro? Voglio ciò che vuole anche l'uomo comune: la bellezza. Ma io forse sono pure un nichilista in incognito che ama alla follia proprio il nulla che io stesso sono. Un esistenzialista in servizio a una bottega di lardo. O te, una dea, o la solitudine radicale. Cioè, così detto, un taglio netto al salame. Credi che io non sia follemente innamorato di te? Lo sono ma sull'orlo del mio stesso baratro. Perchè semplicemente io non riuscirò ad averti mai. Il vero doppio di me stesso sei tu, cara Betty. Perchè tu sei di natura divina e io invece una carnaccia da nulla infagottata e issata a banderuola lassù sul terrazzo della mia insulsa vanità. Voglio così diventare io nientemeno che il re del petrolio, l'imperatore della melassa, il tiranno della magia universale. Io voglio Betty Page. Ti immagini l'enormità effettiva di tutta questa mia follia? Per ora in effetti, al tuo cospetto, sono solo un misero aspirante carogna. Ciò nonostante voglio nientemeno ardire che a baciarti. Ti rendi conto che a questo punto per me la stessa realtà comincia a non esistere più? Vivo ormai oltre la stessa fisica di Einstein, oltre la stessa metafisica di Aristotele.
Betty Page scoppiò a ridere in maniera irrefrenabile.
I suoi ammiratori ne sapevano sempre una più del diavolo. Ambivano a lei con tutti i mezzucci a loro disposizione.
GD ANGELILLO
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