- Avanti, venite pure dentro. - disse Betty ridendo.
Ma nessuno veniva dentro. Tutti avevano una paura matta della sua bellezza di dea dell'amore. La porta non si apriva mai da sola. Ma là dietro si sapeva che c'era una massa sterminata di uomini e di donne. Si capiva dal gigantesco scalpiccio, dalle miriadi di respiri eccitati, dalle sgraffiature languide sul pavimento davanti. Betty era la regina. La dea dallo sguardo viola e i capelli lunghi con la frangetta. Tutti restavano estasiati a contemplarla, anche il filo d'acqua del rubinetto che perdeva.
A tutte le ore e a tutte le notti i cartomanti e gli imbroglioni di tutte le specie, le pazze e le cameriere di tutte le taverne rimanevano sbalordite nel pensiero e nella visione di lei, la Donna Mondiale.
Non c'era difesa da opporre in automatica nè spazio per smettere di fissarla. La bellezza non si può combattere che arrendendosi a lei.
La massa inverosimile guardava la porta e non riusciva a dormire per tutta la notte.
Betty era se stessa e rivoltava il mondo senza fare assolutamente niente. Il suo semplice sguardo bastava e avanzava a ipnotizzare tutta l'America.
Nemmeno il cielo aveva la sua fortezza inespugnabile. Anche da lassù qualcuno ogni tanto cascava intontito e bello bollito d'amore.
"Ma perchè non la smetti, Betty? Non potrai mai accontentarli tutti. E allora a cosa mai può servire tutto questo?", pensò qualcuno.
"A sognare", rispose qualcun'altro, chissà chi. "Sognare è l'unica cosa divina che si può fare davanti a una dea come Betty".
Betty se ne stava ferma sulla sua posa. Guardò poi in su e si alzò. Si mosse come una gatta e si accarezzò le sue lunghe braccia.
- Avvicinatevi, babbei. - disse. - Restandovene così sempre dall'altra parte della porta sembrate una manica incredibile di fessi.
GD ANGELILLO
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